Miei cari bambini
E da oggi anche noi, io con la segreteria e con i collaboratori scolastici, siamo a casa. Abbiamo chiuso la scuola, dopo che è stata pulita ben bene e dopo aver controllato che tutto fosse in ordine, abbiamo chiuso la porta e siamo andati via.
Da domani lavoreremo anche noi da casa, proprio come voi.
Certo, le cose che facciamo non sono allegre come quelle che fate voi con i vostri insegnanti… So di canzoni, disegni e tante cose da imparare per aiutarvi a diventare grandi.
Anche i più piccoli hanno uno spazio tutto loro, e così conservano l’appuntamento con le loro maestre e la loro scuola!
Sono giorni diversi, ma sono giorni in cui tutti noi dobbiamo fare cose che ci aiutino a crescere e ad essere tranquilli. E dunque, ascoltate attentamente le lezioni, impegnatevi a fare ogni giorno le esercitazioni che le vostre insegnanti vi propongono e leggete tanto.
Sono certa che presto torneremo tutti a scuola e magari faremo una grande festa!
Se volete scrivermi, mi farà tanto piacere.
Basta cliccare sull’arcobaleno
Vi abbraccio tutti
La dirigente
Intanto vi lascio la filastrocca scritta da un famoso scrittore, Roberto Piumini, che nel giorno del suo compleanno ha voluto regalare una poesia per raccontare a tutti i bambini cos’è quel virus “che porta la corona ma non è un re”.
Ecco la filastrocca:
Che cos’ è che in aria vola?
C’ è qualcosa che non so?
Come mai non si va a scuola?
Ora ne parliamo un po’ .
Virus porta la corona,
ma di certo non è un re,
e nemmeno una persona:
ma allora, che cos’ è?
È un tipaccio piccolino,
così piccolo che proprio,
per vederlo da vicino,
devi avere il microscopio.
È un tipetto velenoso,
che mai fermo se ne sta:
invadente e dispettoso,
vuol andarsene qua e là.
È invisibile e leggero
e, pericolosamente,
microscopico guerriero,
vuole entrare nella gente.
Ma la gente siamo noi,
io, te, e tutte le persone:
ma io posso, e anche tu puoi,
lasciar fuori quel briccone.
Se ti scappa uno starnuto,
starnutisci nel tuo braccio:
stoppa il volo di quel bruto:
tu lo fai, e anch’ io lo faccio.
Quando esci, appena torni,
va’ a lavare le tue mani:
ogni volta, tutti i giorni,
non solo oggi, anche domani.
Lava con acqua e sapone,
lava a lungo, e con cura,
e così, se c’ è, il birbone
va giù con la sciacquatura.
Non toccare, con le dita,
la tua bocca, il naso, gli occhi:
non che sia cosa proibita,
però è meglio che non tocchi.
Quando incontri della gente,
rimanete un po’ lontani:
si può stare allegramente
senza stringersi le mani.
Baci e abbracci? Non li dare:
finché è in giro quel tipaccio,
è prudente rimandare
ogni bacio e ogni abbraccio.
C’ è qualcuno mascherato,
ma non è per Carnevale,
e non è un bandito armato
che ti vuol fare del male.
È una maschera gentile
per filtrare il suo respiro:
perché quel tipaccio vile
se ne vada meno in giro.
E fin quando quel tipaccio
se ne va, dannoso, in giro,
caro amico, sai che faccio?
io in casa mi ritiro.
È un’ idea straordinaria,
dato che è chiusa la scuola,
fino a che, fuori, nell’aria,
quel tipaccio gira e vola.
E gli amici, e i parenti?
Anche in casa, stando fermo,
tu li vedi e li senti:
state insieme sullo schermo.
Chi si vuole bene, può
mantenere una distanza:
baci e abbracci adesso no,
ma parole in abbondanza.
Le parole sono doni,
sono semi da mandare,
perché sono semi buoni,
a chi noi vogliamo amare.
Io, tu, e tutta la gente,
con prudenza e attenzione,
batteremo certamente
l’ antipatico birbone.
E magari, quando avremo
superato questa prova,
tutti insieme impareremo
una vita saggia e nuova.